da un posto lontano MP3 (128 KB, 44100 Hz)

Incubo (gelogastroelettoral)

Quando passa l'amore

Ahi que ariba (…questa luna del messico)

Da un posto lontano

L'omonero

Tanguero

Filastrocca

L'omino sul filo

Barche di cartapesta

Mani

Hanno suonato con noi:
Chiara Cavalli: violino in "l'omonero", "barche di cartapesta", "tanguero", "ahi que arriba"
Raffaele Commone: batteria in "l'omonero"
Chico de Maio: percussioni in "l'omonero"
Alessio Barbieri: seconda chitarra in "ahi que arriba" e "filastrocca"
Massimo Signorini: fisarmonica in "da un posto lontano"
Claudio sax Fabiani: sax soprano in "da un posto lontano"
Giorgio Dari: fisarmonica in "l'omino sul filo"
Alessandro Riccucci: sax ed arrangiamento fiati in "l'omonero"
Davide Michelini : trombone in "l'omonero"
Andrea Inghisciano : tromba in "l'omonero"
Andrea Lagi : tromba in "l'omonero"

David Domilici, Riccardo Neri, Raffele Commone suonano piatti UFIP, Massimo Signorini suona una fisarmonica Zerosette, Alessio Barbieri suona chitarre Maton

 testi

Livorno, aprile 2004


“Da un posto lontano”,

“Incidere un CD è un’impresa azzardata di questi tempi – dice Alessio Barbieri della Spazi Sonori e produttore degli Acquaforte – ma credo in questo lavoro che considero lavoro veramente degno di essere ascoltato. Non a caso ho investito molto nel progetto e al pari dei musicisti lo sento anche un po’ mio. Per registrarlo abbiamo scelto sonorità acustiche e la partecipazione di un buon numero di ospiti con i loro strumenti: violino, fisarmonica, fiati. E’ un lavoro ricco di colori e privo di facili trucchi"

Tutte le dieci canzoni sono state scritte da Marco Del Giudice. I testi, che raccontano storie di vita quotidiana e di città, trasudano livornesità nei momenti più ironici e poesia nei momenti più intimistici.
Il disco si apre con “Incubo”, brano ironico (ma non troppo) che ricorda la febbricitante notte seguente le elezioni politiche del ’99, in una confusione intima di acciughe marinate, profiterole, pareti da imbiancare e disturbi gelogastroelettorali vari…

Cambiano poi le atmosfere con la morbida luna del Messico di “Ahi que arriba” che è l’eterno conflitto ed allo stesso tempo la voglia di buttarsi dentro, la nuova speranza di cambiamento del mondo e la paura della delusione. Si arriva poi alla ballata “Da un posto lontano”, brano ispirato al libro “le pareti della solitudine” di Tahar Ben Jelloun.

Impossibile non accennare a “L’omino sul filo” che narra di Vaschino, personaggio livornese che disegnava una linea col gesso sull’asfalto, camminandoci sopra come un equilibrista: un ricordo intriso di poesia e di riflessione…
Un omaggio anche a Gianni Rodari e al bambino che nonostante tutto si ostina a vivere in ogni uomo con “Filastrocca”.
Cambiano poi le atmosfere con “L’omonero”, tingendosi di black , e non poteva essere altrimenti visto che si affronta il problema dell’immigrazione, cosa che viene ripresa con “barche di cartapesta”, brano nato in seguito all’incidente avvenuto alcuni anni fa nelle acque di fronte a Brindisi.
Anche negli altri brani i suoni si bagnano nel Mediterraneo, si tingono di colori sudamericani e si asciugano con arie balcaniche per poi rituffarsi nella musica popolare italiana. I musicisti, pur essendo per lo più di estrazione jazzistica e brasiliana (Veloso, Djavan...), sono figli della migliore canzone d’autore (De Andrè, Conte, Fossati...) ed allo stesso tempo, pur facendo musica acustica, attingono idealmente dall’esperienza dei grandi gruppi italiani degli anni ’70 (Area per tutti)
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